Perchè il Tempietto? 
Perché gli iniziandi di quella religione che è l’Arte in tutte le sue manifestazioni, si raccoglievano parecchi anni addietro sotto le colonne di un piccolo tempio classicheggiante che orna uno degli ombrosi viali di Villa Borghese, a Roma.

Scenario classico per una ricerca artistica tutt’altro che classica, se tale si intende una forma d’arte ripetitiva e ripercorrente stanchi sentieri sfruttati. Il movimento nuovo di questi giovani voleva sconvolgere gli schemi abituali della “facies” teatrale e musicale per sollecitare, soprattutto nello spettatore, un contributo ed una partecipazione che solitamente si arresta alla semplice accettazione, benevola o critica, di ciò che l’artista porge. Per questo le loro “invenzioni” artistiche, articolandosi con forme espressive inconsuete ed originali, erano tese a coinvolgere lo spettatore o l’auditorio in modo che solo una partecipazione sincera e sostanziale potesse rendere vivo e comprensibile un loro spettacolo. Dalla coesione dei tentativi e delle ricerche, nacque “Vocali in Dodici” del 1976, struttura musicale del tutto insolita che faceva della voce lo strumento più immediato. Per tale caratteristica fu usata come musica di scena per vari lavori teatrali, nell’ambito dei Concerti di Via Giulia, all’Oratorio del Caravita, a Massenzio per l’Estate Romana e nella Basilica di San Nicola in Carcere.

Da questo primo seme germogliarono nuovi arbusti, e tra i primi loro frutti fu raccolto: “Treccia”, colonna sonora del film di Riccardo Caporossi (presentato alla Biennale di Venezia) ove il dialogo ha ceduto il posto al suono vocalico quale evocatore ed accompagnatore di immagini. Nel “Concerto per Adamo ed Eva”, presentato nel 1981, la ricerca e l’innovazione andò oltre, volendo mostrare nuove interdipendenze tra Suono svincolato dalla sua potenza, Ritmo libero dalla sua scansione meccanica e Sentimento purificato dal languido sentire. L’indicazione che ne nacque voleva essere un invito a scoprire l’essenza della Musica: che è sempre il chiaroscuro tratteggiato con le diverse tonalità del dolore o del piacere, uniche, autentiche fonti delle vibrazioni del sentire, senza le quali l’anima dell’autore o dell’artista, come quella dello spettatore, rimangono inerti e senza vita. Questa composizione, apparentemente ingenua, fu eseguita in quegli stessi luoghi in cui già erano riecheggiati suoni e voci del Tempietto, oltre che nella Chiesa di San Silvestro in Capite, San Rocco in Ripetta, ed altre.

Accanto a queste esperienze basate sulla vivificazione del suono vocalico, sintesi di ogni singola parola, il gruppo aveva affrontato anche temi più propriamente teatrali. Nel 1977, infatti, si era cimentato nella rivisitazione della “Chanson de Roland” e delle “Estasi di Francesco di Assisi”: nel cammino della sperimentazione, il Tempietto iniziò dal Suono puro, melodiare vocalico risuonante di immagini, quindi si articolò nella ricerca gestuale, ed infine fuse i due senza mai imbrigliarsi sul già fatto o sul già visto. La novità in campo artistico può essere a volte irritante per lo spettatore, ma sempre vitalizzante per l’esecutore.

Ricercando nella memoria di antiche tradizioni contadine seicentesche dell’Europa Centrale, fu preparato nel 1978 uno spettacolo, che è poi divenuto lo spettacolo di Natale per antonomasia: “Nascita”, tratto da Das Oberuferer Christgeburt Spiel. In veste popolare e gioiosa viene ripercorso l’ Evento attraverso la recitazione in versi e l’accompagnamento strumentale: affresco poetico che si impone come uno dei pochi lavori che, senza depauperare la particolarità dell’Evento, continua ad essere rappresentato in occasione della Natività. Quest’opera è stata presentata in molte scuole, Oratori, Chiese e Teatri econtinua a riscuotere una sincera simpatia del pubblico.

Dalla ricerca “corale” di questo gruppo, nell’ambito della rappresentazione che coinvolge e si involge nello scenario della natura, nacque il “Canto incantato del Giardino d’Oro”; affresco di voci ricco di suggestioni in cui i coristi tendono a stimolare la sensibilità e la coscienza musicale dell’auditorio. Ma ancor più indicativo di questo risveglio vuole essere il “Canto profondo del bosco che accarezza le foglie agitate dal vento”: musiche e canti, eseguiti senza spartito, ad evocare in grande armonia di suoni la vita cristallina di una natura vibrante. Qui lo strumento diviene canto di uccelli ed il canto umano fruscio di selve misteriose, ed il connubio del canto e delle note sentimento univoco tanto nell’artista che esegue, quanto nello spettatore che ascolta.

Perché questo è soprattutto ciò che il Tempietto si prefigge come meta, proponendo i suoi spettacoli anche nelle scuole, perché l’Arte sia educativa e nelle manifestazioni dell’Estate, perché anche un auditorio vasto e di varia estrazione possa essere invogliato ad un tema così sottile.
E chi segue il fascino della parola, non può essere immune da quello sgorgante dalla sperimentazione della pittura. Ecco quindi questo multiforme Tempietto alle prese con pennelli e colori, alla ricerca di un colore che sia forma, senza essere necessariamente legato alla forma. L’uso dei colori è ridotto a quelli indispensabili, quei famosi sette che la natura utilizza in modo così magistrale, e solo due o tre alla volta vengono fusi assieme, perché la ricerca del nuovo colore sia appunto “creata” e quindi viva.

Infine i Concerti di musica classica: ogni anno il Tempietto offre, in media, circa duecento concerti di musica classica. Gli interpreti, volutamente scelti tra i più bravi, ma non affermati, giovani che il panorama internazionale offre, presentano, con la loro fresca ed entusiastica esecuzione, brani a volte celebri, a volte meno consueti dei grandi compositori di ogni tempo. Il tutto si compie nelle più suggestive e prestigiose sedi che la capitale cela: Il Mausoleo di Augusto (1989), l’Area Archeologica del Teatro di Marcello (1989 – 2014), La Basilica di San Nicola in Carcere (1980 – 2014), la Sala Baldini, il Palazzo Chigi di Ariccia (1995 – 2001) e dal 1999 anche chiese e oratori di Firenze, Venezia, Milano, Padova, Siena, Lucca, Genova, Cremona, Stresa, Assisi, Capri.

Dunque il caleidoscopio artistico offerto sembra quasi al completo, ma la versatilità di questi cultori sinceri ed appassionati di Calliope, Melpomene e Tersicore, proprio per gli intendimenti che li guida, offrirà sempre nuove sfumature. Ad esempio, “Il Tempietto della Poesia”, ove si vuole mostrare che dall’incontro del suono musicale con l’espressione poetica nasce una Armonia Nuova, così come dal fondersi di due colori ne nasce un terzo altrettanto vivo. Con questo spirito è stato già proposto al pubblico un “Recital per acquarelli” in cui questi, che sono la base tecnica usata dal gruppo, hanno introdotto il tema della salvaguardia di opere letterarie italiane.

Ed a questa iniziativa segue “Il paese dei colori ai confini della Scultura e della Musica”, con la quale si vuole indicare la non esistenza di confini reali tra le diverse regioni dell’Arte. Dunque, uno scambio creativo tra ideale palco e platea, perché l’esecuzione delle musiche, la recitazione dei versi, le forme pittoriche su una tela, non siano un fatto del singolo esecutore, ma coinvolgano ed attivino la creatività ed il sentire dello spettatore, arricchendo nel contempo quella dell’esecutore stesso.

Non più quindi tra l’autore ed il non autore un muro di superficiale accettazione o critica del “dato” artistico, ma interconnessione vivente e profonda tra i due, perché l’uno possa infondere e risvegliare nell’altro ciò che è sopito o dimenticato.

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